
I creatori di profumi hanno la commissione europea sul naso
Nicole Vulser
Le Monde del 13/01/2010
Non si può ancora parlare di una rivolta dei nasi, ma i creatori di profumi sembrano unanimemente irritati dalla propensione della commissione europea a ridurre, anno dopo anno, la lista degli ingredienti leciti per la fabbricazione dei profumi. Tale fatto minaccia la sopravvivenza di alcuni profumi storici, la cui composizione è ormai non conforme alle norme emanate da Bruxelles. Nel quadro dell'autoregolamentazione dell'industria europea della profumeria, l'IFRA (International Fragrance Association) si serve di un gruppo di esperti, di dermatologi, di medici e di specialisti dell'ambiente per definire per ogni prodotto il livello di rischio nei confronti dei consumatori. L'ente pubblica ogni anno, a giugno, una lista di prodotti il cui utilizzo è interdetto, ristretto o regolamentato. La commissione europea si ispira generalmente a tale documento per adattare la propria direttiva relativa ai prodotti cosmetici.
Già da molto tempo, tutti gli ingredienti di origine animale (muschio, ambra grigia, zibetto, castoro) sono stati banditi. Le materie prime che potrebbero comportare un rischio di allergia sono proibite, tra queste il balsamo del Perù, i derivati della cumarina, l'assoluta di foglie di fico o l'alcol benzilico. Tuttavia le essenze di geranio, di gelsomino, di lavanda, l'olio essenziale di una particolare varietà di legno di cedro o l'estratto di foglie di the, nonostante siano strettamente regolamentate o interdette dall'IFRA, non figurano ancora sulla lista nera della direttiva europea sui prodotti cosmetici.
L'essenza di rosa, sia che provenga dal Marocco, dalla Spagna, dalla Cina o dalla Turchia, si trova anch'essa sotto inchiesta. "Più che la stessa rosa, soprattutto cinque costituenti di questa essenza potrebbero eventualmente essere oggetto di restrizioni", indica l'IFRA.
"La nostra gamma di lavoro si riduce. E' un po' come se si chiedesse ad un pittore di non utilizzare più il rosso, poi il blu o il giallo...", dichiara Frédéric Appaire, direttore marketing internazionale di Paco Rabanne.
Bisogna quindi trovare un prodotto sostitutivo di sintesi per recuperare le note olfattive non più utilizzabili. "Il campo delle possibilità si restringe. Le cose cambiano continuamente nella legislazione europea", aggiunge il presidente di Interparfums, Philippe Benacin. "Bruxelles sta uccidendo una parte del nostro mestiere, non si possono ricostruire alla perfezione gli ingredienti naturali", si rammarica Sylvie Polette, vice presidente marketing di Jean Paul Gaultier Parfums. "Questa situazione certamente spinge in avanti la ricerca, ma viene vissuta come una vera e propria coercizione", continua la Polette.
Le più antiche maison di profumi sono le più penalizzate perché sono costrette ad adattare le formule delle loro vecchie fragranze all'attuale legislazione. "Alcuni profumi sono stati creati proprio in virtù dell'assenza di alcuna norma di restrizione penalizzante", spiega François Demachy, creatore dei profumi Dior. Ma il più agguerrito contro questo giogo è certamente Thierry Wasser, nuovo naso di Guerlain. "Noi vendiamo dei profumi tra i quali il più vecchio ha più di 150 anni. Se un giorno Bruxelles ponesse delle restrizioni sulla rosa cosa potremmo fare? La rosa figura tra gli ingredienti di quasi tutti i nostri profumi...si tratta della difesa di un patrimonio". E anche di una storia di famiglia, infatti Wasser racconta, con un candore deliziosamente proustiano, che "Jean-Paul Guerlain (storico profumiere della maison eponima) aveva creato "Parure" per sua madre. Abbiamo dovuto decidere di non produrlo più perché gli ingredienti necessari alla sua fabbricazione non sono più utilizzabili" – e aggiunge - "E' un colpo al cuore!"